Un argomento a sé riguarda gli integratori, prodotti che oggi stanno avendo grande successo quasi sicuramente per il messaggio positivo che i media e le riviste sportive trasmettono, ma che in realtà non sono veramente conosciuti dalla maggior parte della popolazione. L’utilizzo di tali prodotti, che vengono presentati sotto forma di sostanze/bevande miracolose, pone il problema della loro validità scientifica e della loro utilità. Sull’utilità degli integratori, in particolar modo quelli vitaminici, secondo la National Accademy of Scienze America non vi è prova che alte dosi di antiossidanti ( vitamine A e C e β – carotene) possano ridurre il rischio di malattie e prevenire l’invecchiamento. Le vitamine dovrebbero essere assunte con gli alimenti e non con gli integratori. Quello che a noi interessa di più comunque sono gli integratori che vengono assunti senza un preciso scopo e senza precisa prescrizione e dosaggio e che la maggior parte degli sportivi amatoriali assume credendo di migliorare a livello fisico-funzionale. L’integrazione è nata per gli sport di resistenza, che comportano elevate prestazioni per un tempo prolungato. Secondo il noto ricercatore scientifico Carmelo Bosco ( 1991 ) gli sport di resistenza erano però limitati al gran fondo in atletica, al ciclismo, al canottaggio, allo sci di fondo e kung-fu.

Oggi a questa categoria appartengono anche il mezzo fondo e alcune gare di velocità prolungata. In Italia esiste una legislazione che detta le regole della commercializzazione degli integratori . Essi sono catalogati in maniera scientifica e commerciale: suddivisi tra quelli per aumentare le masse muscolari, la forza muscolare, per favorire la produzione di energia, il metabolismo lipidico e il recupero dopo l’attività sportiva. Al di là di una certezza tutta da dimostrare sui miglioramenti delle prestazioni sportive, un tipo di pubblicità ingannevole fa passare il messaggio che senza integratori non si possano sopportare carichi di lavoro anche banali. Il risultato è che gli atleti “reintegrano” molti più sali, vitamine e amminoacidi di quanti ne perdano con la loro attività sportiva, con potenziali danni soprattutto renali ed epatici. Numerosi sportivi, anche amatoriali, arrivano a bere, sotto sforzo, fino a due litri di soluzioni glucosate idrosaline e talora anche aminoacidi, inconsapevoli del sovraccarico di zuccheri, sali e proteine che il loro organismo deve sopportare.

Abitudini alimentari corrette, ovvero una dieta completa ed equilibrata, sono invece sufficienti a coprire interamente i fabbisogni nutrizionali della popolazione di giovani atleti, anche delle discipline più dure e continuative, per cui si può affermare senz’altro che, salvo rare eccezioni, il ricorso ad integratori è del tutto ingiustificato e addirittura un rischio per la salute. Allo stesso modo però, a livello agonistico e in sport ad alta intensità, sotto la supervisione di un medico, andare ad arricchire l’alimentazione con degli integratori può essere favorevole per il recupero del proprio equilibrio fisico dopo l’attività. Infatti in queste tipologie di attività vengono consumati dallo sportivo molte sostanze presenti nel corpo, come vitamine, sali minerali ecc.. il cui mancato reintegro può causare un ritardo nel recupero della condizione psicofisica ottimale. Con l’integrazione lo sportivo può raggiungere lo stato di forma e gli obiettivi da lui voluti senza necessitare di lunghi tempi di riposo ed evitando squilibri eccessivi a livello nutrizionale.

Una controindicazione per l’utilizzo indiscriminato degli integratori è che non di rado la loro prescrizione e il consiglio al loro utilizzo, (dato che per l’acquisto non è necessaria la prescrizione medica ) vengono forniti da persone estranee alla professione medica e dunque non in grado di individuare i reali fabbisogni, le dosi corrette e il giusto periodo di assunzione, né tanto meno le possibili o sicure pericolosità all’uso anche per brevi periodi, in soggetti con particolari patologie o predisposizioni ad esse. Ecco perché l’uso di integratori dovrebbe essere comunque scoraggiato, in assenza di reali esigenze, tanto più nei giovani, che dovrebbero essere aiutati a promuovere salute e benessere semplicemente con una sana alimentazione ed una appropriata pratica motoria, senza ricorso ad aiuti alimentari o farmacologici. Analogamente all’uso di droghe “leggere”, il passaggio dalle vitamine e sali minerali, agli aminoacidi e alla creatina, e poi all’Eritropoietina ed altro, può essere breve, specie se si fissa nella mentalità dello sportivo ( o di qualsiasi atleta non competitivo ) che queste metodiche sono innocue e senza rischi. Il fatto invece che tutti dovrebbero tener in considerazione è che queste sostanze, se utilizzate in modo sbagliato, possono portare a disturbi che compromettono la salute. Da quanto abbiamo finora detto emerge che alla base di una buona salute fisica sta uno stile di vita equilibrato, che rispetti sia le esigenze nutrizionali, sia le abitudini fisiche giornaliere. Un errato comportamento o la ricerca di una perfezione fisica stereotipata porta invece al presentarsi di disturbi comportamentali e alimentari.

Marco Magnani

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